Ritiro dei Componenti il Consiglio Provinciale Disciplina e della Commissione Consultiva Palermo
IN … DISCIPLINA!
Oggetto: Comunicazione ritiro dei componenti il Consiglio Provinciale Disciplina e della Commissione Consultiva delle OO.SS Siulp, Siap-Usip- Fed. Fsp Polizia di Stato.
Egregio Sig. Questore, è fissa ed indelebile, nelle menti di chi scrive, la nostra prima riunione, nella quale, tra le altre cose, durante la sua presentazione, Ella riferì alle OO.SS che su tre argomenti, premialità, mobilità del personale e disciplina, non avrebbe accettato “intromissioni”, considerando tali istituti di Sua esclusiva pertinenza.
Una “grande e distinta responsabilità nell’affermare tali principi” è ciò che pensammo d’acchito in quel momento, in quanto essere unico garante ed orchestrale di materie così delicate, per le quali, la maggior parte delle volte, la partecipazione costruttiva delle OO.SS., in tali peculiari ambiti, nelle forme di suggerimenti, sensazioni, rappresentazione di possibili effetti nel territorio, non solo è stata percorsa da precedenti ed altrettanto prestigiose gestioni, ma linea suggerita da autorevoli posizioni dipartimentali, in quanto foriera di un’efficace e più corretta applicazione del potere nell’amministrare la cosa pubblica.
Certo, dichiarazioni così perentorie dovevano comportare, per pari impressione, cieca fiducia da parte nostra, non volendo intendere minimamente che la S.V. stesse alludendo ad intrusioni o pressioni sindacali, in favore di individuali e pretestuose aspettative.
Motivi per i quali, le OO.SS. scriventi, non avendo mai concesso cambiali in bianco a chicchessia, tantomeno per la parte disciplinare, confidarono nella mano obiettiva, equa, imparziale e meritocratica dell’Amministrazione, da Ella perifericamente rappresentata.
Prima di trattare quanto ci preme, Sig. Questore, vogliamo riportare – anche per sola nostra memoria – lo stralcio distensivo di una circolare dipartimentale, avente come oggetto “Disciplina e governo del personale”, risalente al Luglio del 1988, a firma del Dott. Vincenzo Parisi, a quel tempo Capo della Polizia di Stato – Direttore Generale della Pubblica Sicurezza -, che si propose essere indirizzo miliare di ogni azione di valutazione dell’operato del singolo operatore: “… va, altresì, considerata positiva l’azione di coloro che avendo responsabilità direttive o di comando in vari livelli hanno privilegiato il dialogo, l’opera di sensibilizzazione, gli aspetti umani delle vicende di lavoro e molto spesso anche di quelle private dei singoli operatori, ottenendo in tal modo prestigio e consenso senza dover ricorrere a mezzi di carattere propriamente disciplinare …”.
Oggi, purtroppo, abbiamo fondato motivo di ritenere che, nella nostra provincia, lo strumento disciplinare appaia non sempre utilizzato con la dovuta accortezza, poiché i criteri enucleati nel D.P.R. 737/1981 – “… tener conto di tutte le circostanze attenuanti, dei precedenti disciplinari e di servizio, del carattere, dell’età, della qualifica e dell’anzianità di servizio anzianità …” -, sembrano astrattamente sottovalutati, alla stregua di alcuni indirizzi contenuti in svariate disposizioni dipartimentali , anche a firma di Capi della Polizia.
Che la disciplina sia una prerogativa Sua, Sig. Questore – oggi lo diciamo, col diritto di chi, quel famoso giorno, diede un significato positivo ai suoi propositi -, oggi lo riteniamo un assioma ampiamente discutibile, per molteplici ragioni.
Forse, in quella Sua affermazione, il primo giorno che incontrò le OO.SS, non aveva tenuto in conto che, normativa alla mano, nelle commissioni consultive e nei consigli disciplina le componenti sindacali sono parti essenziali, non mere rappresentanze.
Forse è sfuggito che il consiglio disciplina è “organo terzo”, sul quale non possono sussistere, per convenienza di tutte le parti, ombrosità di qualunque genere, che possano mettere in dubbio la valenza decisoria dei loro attori.
Purtroppo, Signor Questore, nella fattispecie, le rappresentiamo, ad esempio, che eliminando la possibilità – concessa nel passato – al dipendente, in sede di Commissione Consultiva, poiché privato della figura del difensore, di poter chiedere un componente di proprio gradimento, a completamento della composizione della commissione stessa – soggetto a conoscenza dei risvolti umani e morali che lo riguardavano -, si sia voluto indirizzare in “malus” la fiducia nella credibilità di quanto rappresentato a propria difesa.
Ancora peggiori sono i nostri timori, circa gli esiti dei consigli provinciali.
Tale istituto affonda già le proprie radici su una costituzione decisoria, non paritetica, nella quale ci risulta, come altro preoccupate esempio, non è MAI capitato, sotto la Sua gestione, Sig. Questore, e dell’attuale Presidente del Consiglio, che i componenti, per parte dell’Amministrazione, votassero in dissonanza con il Presidente stesso, mostrandosi più come fronte unico, piuttosto che un insieme di pareri indipendenti, come auspicio di consolidati pareri, non di parte, ma della stessa Amministrazione.
Crediamo, quindi, che non sia esattamente conforme al criterio di equità fare pieno uso, in siffatto modo, delle citate prerogative di metodo, già per previsione normativa abnormemente pendenti sul fronte Amministrazione.
Le preannunciamo, per questo, che tali locali condizioni applicative, non sono più accettabili, per parte nostra e che impongono un serio e immediato ricorso alle rispettive Segreterie Nazionali, per un approfondimento dipartimentale, in quanto demandare le determinazioni di tali commissioni a ricorsi di ordine giurisdizionale o altro, non renderebbe giustizia alle nostre riconosciute e storiche capacità di confronto, cui non vogliamo rinunciare.
Con la speranza che anche attraverso tale criticità, si apra un ulteriore riflessione, per una misura ormai colma, di un contenitore di regole disciplinari vetusto e applicato in maniera difforme e che si presta a classificazioni eterogenee, di medesime condotte o ad esse assimilabili.
Quindi, partendo dall’attuale realtà palermitana, evidenziare l’aspetto psicologico, anche tragico, di tanti Poliziotti, che devono muoversi nel campo minato delle responsabilità, nella funerea convinzione che, ahinoi, medesima e determinata condotta può ricondursi ad una
pena pecuniaria o ad una sospensione, o, peggio, ad una proposta di licenziamento!
Se a tale prospettiva, già giuridicamente non evoluta per i giorni nostri, aggiungiamo un uso applicativo intransigente dello strumento disciplinare, riteniamo come OO.SS. che non si contribuisca alla salute della nostra amata Amministrazione, ma si continui a foraggiare un
sistema normativo, non immune da censure di non uniforme applicazione.
Per questo, per quanto sin qui affrontato, non possiamo esimerci, nell’estremo tentativo di tutelare il naturale diritto alla difesa dei Colleghi, dal ritirare formalmente i nostri rappresentanti dai consigli disciplina e dalle commissioni consultive, diffidando l’Amministrazione dal sostituire i delegati ritirati, dalle previste commissioni e consigli, con altri soggetti, provenienti da altre OO.SS., fino a quando non interverrà un confronto nel merito, tra le citate Segreterie Nazionali e il Dipartimento.
Con grande orgoglio ribadiamo che non possiamo non difendere la nostra prerogativa di tutelare i Colleghi, quando nel giudizio pare difettare quel rapporto paritetico di fiducia, indispensabile per averne la “legittimazione”.
Palermo, 11 ottobre 2021
SIULP – QUATTROCCHI
SIAP-USIP – LOMBARDO/ASSENZIO
FED. FSP POLIZIA DI STATO – PIRITORE
Scarica il PDF:FSP SIULP SIAP – ritiro dei componenti il Consiglio Disciplina Commissione consultiva